«Quando ho incominciato a scrivere le storie di Marì, ho saputo fin dal primo momento che le avrei ambientate nella Vallesmilza, cioè una Val di Magra un po’ reale e parecchio fantastica, e questo per un motivo molto semplice: quando si era presentata a me, Marì volava sulla Vallesmilza, e non in un mondo fantastico. Non c’era scelta: non potevo fare altro che portarmi sulle sue tracce, in quel mondo che era il suo ed era anche molto mio.
Da quel luogo non la sapevo proprio separare. E poi quel luogo non era solo quel luogo, diventava la metafora di tutti i luoghi della Terra … un po’ complicato da spiegare a parole, ma credo che si possa intuire cosa voglio dire …
Ambientare una storia parecchio fantastica nel mondo reale porta delle complicazioni!
Probabilmente come autrice mi stavo complicando la vita!
Avrei potuto scegliere di far passare i miei personaggi attraverso un tunnel magico, oppure farli entrare nella cavità di un enorme albero, e allora sarebbero sbucati in un mondo parallelo, un mondo magico, alternativo al nostro, in cui tutto diventava possibile.
Io però ero convinta (e lo sono tutt’ora), che Marì vedesse proprio nel nostro mondo, quello di tutti i giorni, la magia che noi non vediamo. Con la sua freschezza di adolescente. Con la sua semplicità priva di elaborazioni intellettuali, ma piena di buonsenso. Con la sua personale magia, quella che tutti possiamo avere, basta che registriamo meglio i nostri occhi.
Sicuramente, come abbiamo già detto, questo le succedeva anche perché lei veniva da Stramonio, la colonia terrestre segretissima, dove tutto era artificiale e supertecnologico, dove l’erba era sintetica, i bambini e gli animali erano per lo più virtuali e il sole era una proiezione che si alzava e si abbassava a comando. Così Marì scopre per noi la magia che si nasconde in un albero, in una grotta, in un paesaggio …»
«Ma no, certamente! Questa è la frase che descrive alle lettrici e ai lettori la Vallesmilza:
“Care amiche, cari amici, eccola lì la Vallesmilza, una pigra valle che si stende alla pioggia e al sole dal passo della Ghisa a nord, fino alla piana di Safrana.”
Cosa si intende per “pigra”? Non certo “fannullona”. Vuole dare piuttosto l’idea di una valle che, sdraiata al sole e alla pioggia, sa godersi le stagioni con tranquilla serenità: richiama l’inglese slow. Il contrario della congestione, del traffico caotico di certe grandi città, troppo anguste per il respiro degli esseri umani. In effetti, sul fiume che la attraversa tutta, il suo fiume, lo Smilzone, piccolo oppure grande a seconda delle diverse condizioni del tempo metereologico, volano in santa pace “aironi lenti, rondini in caccia, uccelli migratori” e solo molto più in alto si intravedono “le scie polverose degli aerei”, il segno della nostra contemporaneità.
Lo Smilzone avrà un ruolo importante nel secondo libro. In questa prima presentazione è solo un biscione tranquillo, che può trasformarsi in un drago nei giorni di grandi piogge.»
La Vallesmilza entra nel racconto non solo per i suoi aspetti geografici, ma anche per le sue tradizioni, di cui fanno parte le sue leggende. Il compagno di avventura di Marì è Buffardello, un omino magico del folclore lunigianese.
C’è poi un altro personaggio delle leggende locali, un antagonista di Marì e dei suoi amici, che darà loro notevoli preoccupazioni: personaggio inquietante, di cui non rivelo l’identità per non togliere ai lettori la sorpresa.
E poi ci sono i Passatidilà, i morti della processione dell’Andura.